Ouverture nello stile italiano n. 2 in Do maggiore, D. 591

Sinfonia n. 36 “Linz” in Do maggiore, K. 425

Sinfonia n. 3 in Re maggiore, D. 200

Sonatina per chitarra e piccola orchestra (prima esecuzione italiana)

Tres viejos aires de danza per orchestra da camera

La oración del torero per archi

Intervallo

Suite goyesca su temi di Granados per orchestra

7 giugno

Musica Léo Delibes da La source e Coppélia
Coreografia José Carlo Martinez
Danzatori Silvia Saint-Martin e Francesco Mura

Musica Gustav Mahler – Quartetto per pianoforte e archi in La minore
Coreografia Ermanno Sbezzo
Danzatori Linda Messina e Michele Morelli

Musica Édouard Deldevez e Ludwig Minkus da Paquita
Coreografia Jean-Sébastien Colau
Paquita Martina Pasinotti
Lucien D’Hervilly Alessandro Cascioli 

Le quattro stagioni
Mandolino Jacob Reuven
Fisarmonica, clavicembalo e direttore Omer Meir Wellber

Las cuatro estaciones porteñas
Mandolino Jacob Reuven
Fisarmonica, clavicembalo e direttore Omer Meir Wellber

Coreografia Vincenzo Veneruso
Danzatori Silvia Saint-Martin e Francesco Mura

la locandina completa (PDF)

Nuovo Cinema Paradiso (SE)

Bring Me Little Water Sylvie

da Love fail, n. 1. He was and she was

Can you hear me?

Ave Maria

 Il Signore è il mio pastore

Be Silent

Vois sur ton chemin
Compère Guilleri

Agnus Dei da Anima Mundi

Tundra

A la fimminisca

Rosalia

Ma quel morto si rianima giusto il tempo di raccontare la sua storia e quella delle anime che ha incrociato prima che la sua vita finisse in un angolo oscuro.
Nelle sue parole sfilano personaggi che sembrano arrivare da lontano e che invece stavano lì, aspettando solo che qualcuno si desse la pena di notarli.
Sono le tante versioni dell’altro: un bambino, un prete, un imprenditore, un poliziotto. Vivi e morti, che gli ricordano le cinque parole più rischiose della loro vita: non può succedere a me.
Attraverso un gioco di specchi il morto andrà a caccia di chi lo ha ucciso, prima di tornare alla sua quiete orizzontale. E lo farà con l’unica certezza che l’altro gli ha dato: esistono vittorie assolutamente inutili e sconfitte meravigliosamente feconde.

Con “L’altro” si sperimentano nuove forme di narrazione in un teatro d’opera. La parola, la musica, la danza si mescolano con la tecnologia di immagini digitali per raccontare, a seconda dei punti di vista, la memoria che si cela nell’attualità e la realtà che tende a oscurare il ricordo.
Dopo la trilogia dedicata dal Teatro Massimo di Palermo ai misteri delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, “L’altro” è un ulteriore passo avanti verso una nuova concezione di opera che guarda al “qui e adesso” senza che l’attualità in un teatro d’opera diventi un fastidioso rumore di fondo.
Oltre che nel linguaggio artistico e nella sua multimedialità, lo spettacolo ha due elementi di significativa novità: da un lato vede coinvolti per la prima volta in un’opera originale cento ragazzi delle formazioni giovanili tra orchestra e cantoria, dall’altro è una dedica struggente al beato Pino Puglisi nel trentennale del suo omicidio.