Petite Messe Solennelle, l’ultimo capolavoro di Rossini. Lunedì alle 20.30 al Teatro Massimo di Palermo con grandi esecutori. Quattro voci soliste, il coro, due pianoforti e un armonium.
È il testamento artistico di Giacchino Rossini: l’ultima sua grande composizione, realizzata nel 1863 ed eseguita per la prima volta nel 1864 nella cappella del palazzo della contessa Louise Pillet-Will. La Petite Messe Solennelle è in programma al Teatro Massimo di Palermo lunedì 11 aprile alle 20. 30 per la stagione sinfonica. Prevede un organico di quattro solisti, un coro, due pianoforti e un armonium. Rossini realizzò poi anche una versione per orchestra, che fu eseguita per la prima volta dopo la sua morte. La versione per orchestra è quella più conosciuta, ma quella preferita da Rossini era quella da camera, con i due pianoforti e l’armonium. Una scelta che prefigura il gusto del Novecento per gli ensemble ridotti: Schönberg farà ricorso diverse volte all’insieme pianoforte e armonium, e Stravinsky per Les Noces utilizzerà una formazione da camera centrata appunto sul pianoforte.
Sul podio Pietro Monti, che è direttore del Coro del Teatro Massimo di Palermo, soprano Mariangela Sicilia, contralto Teresa Iervolino, tenore Giorgio Misseri, basso Gianluca Margheri, al primo pianoforte Giuseppe Cinà, al secondo pianoforte Giacomo Gati, armonium Salvatore Punturo, coro del Teatro Massimo. Nel 1829 Rossini aveva smesso di scrivere per il teatro, sottraendosi volontariamente a un mondo pieno di rivalità e maldicenze. Ma dal 1857 fino a poco prima della morte, avvenuta nel 1868, avrebbe dato alla luce quattordici album di Péchés de vieillesse, peccati di vecchiaia: composizioni per pianoforte solo o per voce e pianoforte. Non più il Rossini delle sinfonie orchestrali, ma un nuovo Rossini, che è anche quello della Petite Messe Solennelle.
È curioso ricordare che, quando Rossini scrisse la messa, nelle chiese cattoliche vigeva ancora la proibizione alle donne di esibirsi. Il compositore da un lato tentò di rendere possibile l’esecuzione in chiesa inserendo tra gli esecutori i castrati, ormai anacronistici, dall’altra tentò vari interventi presso il Papa, coinvolgendo anche Liszt, per ottenere la rimozione della proibizione.
La Petite Messe Solennelle è un’opera ricca di contraddizioni fin dal titolo. Piccola ma solenne: piccola appunto per l’organico ridotto cui fa ricorso, solenne perché mette in musica non solo le cinque parti essenziali dell’ordinario della messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei) ma anche l’Offertorio e l’O Salutaris, che Rossini riprende dall’undicesimo album dei Péchés de vieillesse. Ma la solennità è data anche dallo stile musicale, ricco di riferimenti ai grandi maestri del passato, da Palestrina a Bach ed Händel, fino a Mendelssohn.