Omaggio a Roland Petit: Eleonora Abbagnato torna a danzare al Teatro Massimo. In programma anche una prima assoluta di Benjamin Pech ispirata a Palermo.
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Eleonora Abbagnato torna a danzare al Teatro Massimo di Palermo due anni dopo Carmen (marzo 2014). Lo fa, a partire da domani mercoledì 15 giugno e fino al 19, con Soirée Roland Petit, una scelta di coreografie in omaggio al grande maestro francese che fece di lei la sua musa, dopo averla scoperta nel 1990 per il ruolo di Aurora bambina ne La Bella addormentata. Il programma dedicato a Roland Petit (L’Arlésienne e Le Jeune Homme e la Mort) si completa con la coreografia Stabat Mater firmata da Benjamin Pech, étoile dell’Opéra di Parigi, creata in questa occasione per la Abbagnato e per il Teatro Massimo di Palermo e presentata in prima assoluta.
Torna la grande danza, quindi, per una serata dedicata allo straordinario coreografo (nato nel 1924 e morto nel 2011) che è stato una delle figure più rilevanti del balletto nella seconda metà del Novecento. Oggi la presentazione alla stampa, con il sovrintendente Francesco Giambrone; il coordinatore del Corpo di ballo, Marco Bellone, il direttore Alessandro Ferrari, che guida l’Orchestra del Teatro Massimo, il supervisore delle coreografie Luigi Bonino che per 36 anni ha lavorato a fianco di Roland Petit, Benjamin Pech, Silvia Azzoni e Alessandro Riga, i due danzatori protagonisti de L’Arlésienne.
“È sempre un grandissimo piacere tornare nella mia città. È un’emozione molto intensa salire sul palcoscenico del Massimo, accompagnata dall’affetto e dalla stima del mio pubblico. Ballare una coreografia di Roland Petit mi fa ripercorrere i tanti anni di duro lavoro trascorsi con lui, ricordando sia la sua proverbiale severità che l’enorme soddisfazione che un suo sorriso di approvazione sapeva donarti”, dice Eleonora Abbagnato, oggi étoile dell’Opéra di Parigi, da un anno direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma.
“Siamo molto felici – aggiunge il sovrintendente Francesco Giambrone – che Eleonora torni a danzare al Teatro Massimo, il Teatro della sua città, il Teatro che l’ha vista nascere. La apprezziamo sempre di più come ballerina, ma apprezziamo moltissimo il lavoro che sta conducendo all’Opera di Roma per la crescita del Corpo di ballo e la valorizzazione dei giovani talenti. Questo ci conferma che la direzione da noi intrapresa, quella di mantenere e valorizzare il nostro Corpo di ballo, è quella giusta. Un grande teatro è un teatro che ha un’orchestra, un coro, un corpo di ballo, tecnici che costruiscono le scene”.
I balletti di Roland Petit in programma sono Le Jeune Homme e la Mort e L’Arlésienne, il primo realizzato agli esordi della sua attività coreografica, nel 1946, il secondo nel 1974, creato subito dopo il trasferimento da Parigi a Marsiglia, per fondare la mitica compagnia di balletto (Ballet de Marseille, poi divenuto Ballet National de Marseille-Roland Petit). Quando Roland Petit creò Le Jeune Homme e la Mort (libretto di Cocteau con musica di Johann Sebastian Bach), considerato unanimemente un capolavoro e interpretato nel corso del tempo da grandi stelle della danza maschile come Nureyev, Baryshnikov, Roberto Bolle, aveva soltanto ventidue anni. “Per la scenografia di quello che chiamò un mimodrame – racconta Daniela Cecchini nel programma di sala – immaginò un mondo alla Baudeleire, dove ‘la bellezza si contaminava al sordido e all’ignobile’. Un letto disfatto, poche sedie, un drappo, un tavolo, una trave con una corda. Lo scenario è un misero atelier di pittura, ammantato da un’atmosfera cupa che avvolge il protagonista, oppresso da se stesso, sprofondato in un clima pienamente esistenzialista. L’attesa angosciata dell’amante si accompagna in modo inquietante a un simultaneo vuoto di senso. La trama è semplice: un giovane pittore sta aspettando la visita della sua donna.
All’arrivo lei mostra un atteggiamento ambiguo: si lascia prendere, si avvicina, seduce e si allontana. Alle richieste pressanti di lui e alle minacce di suicidio si mostra sprezzante, già distante. Esce di scena infine per lasciare il passo alla morte che si manifesta sotto le sembianze di una dama in giallo. Indossa una maschera che dopo una scena di gelida seduzione viene allegoricamente trasferita sul volto del giovane, che subito dopo si toglie la vita”. Partner di Eleonora Abbagnato per Le Jeune Homme et la Mort è Stéphane Bullion, anch’egli étoile dell’Opéra di Parigi e danzatore tra i prediletti da Roland Petit.
La tensione di un finale tragico è presente anche ne L’Arlésienne, un balletto narrativo che Roland Petit creò su una novella del 1866 di Alphonse Daudet, ispirata dal suicidio di un nipote dello scrittore e poeta: Frédéric Mistral. Al centro della vicenda c’è l’ossessione del protagonista, Frédéri, per una donna arlesiana amata e perduta. La passione per lei non si è mai dissolta né il fidanzamento con Vivette riesce a risolvere il conflitto. L’uomo, alla fine, disperato, si uccide. Il dramma di una passione che conduce alla follia e alla morte si sviluppa in un’unica giornata, durante la festa di Sant’Eligio, nel corso di una travolgente farandola, una danza popolare provenzale eseguita da uomini e donne che si tengono per mano. Per L’Arlésienne danzano Silvia Azzoni, prima ballerina all’Hamburg Ballet e Alessandro Riga, bailarín principal della Compañia Nacional de Danza di Madrid, con il Corpo di ballo del Teatro Massimo.
Benjamin Pech, étoile dell’Opéra di Parigi, è autore della terza coreografia della Soirée.
A pochi mesi dal suo addio alle scene, lo scorso febbraio all’Opéra, durante una serata danzata insieme a Eleonora Abbagnato, è proprio per l’étoile palermitana e per il Teatro Massimo di Palermo che questo danzatore è stato invitato a creare un lavoro coreografico che inaugura anche una nuova stagione della sua carriera, e per il quale è tornato eccezionalmente a danzare. Il progetto di Benjamin Pech ha preso il via da un ricordo personale connesso alla sua prima volta a Palermo. “La prima volta che sono stato a Palermo – ha raccontato – una ventina di anni fa, passeggiando nel centro storico mi sono perso. Sono allora entrato in una chiesa per domandare la strada. La chiesa era vuota, c’era solo l’organista che suonava, mi sono seduto e ho ascoltato… si trattava dello Stabat Mater di Vivaldi. La musica sembrava provenire da ogni pietra dell’edificio; è stato un momento unico!”.
Celebrazione sacra sulla pietà e i sentimenti della Vergine Maria, lo Stabat Mater accompagna il credente a contemplare il ritratto di una donna, una madre e una santa. In questo orizzonte, musica e danza si abbracciano. Insieme alle arie tratte dall’inno sacro di Vivaldi, il coreografo francese ha scelto per il suo balletto anche la composizione dedicata all’Inverno, tratta dalle Quattro Stagioni. Protagonista del balletto sarà la coppia Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech, al quale si alterna Riccardo Riccio, con i danzatori del Corpo di ballo del Teatro Massimo. Celebrazione sacra sulla pietà e i sentimenti della Vergine Maria, lo Stabat Mater accompagna il credente a contemplare il ritratto di una donna, una madre e una santa. I due solisti incarnano sul palco l’immagine emozionante di una madre e di un Cristo.