Debutta sabato una nuova produzione del Massimo: stasera l’antegenerale per Ail. L’opera di Adam per la prima volta in Italia in versione originale. La scena della celebre opera di Mascagni realizzata sulla base del bozzetto di Guttuso.

Le Toréador e Cavalleria Rusticana, ovvero due modi opposti di risolvere il triangolo amoroso. Nell’opera di Adolphe Adam, non a caso sottotitolata “L’accordo perfetto”, la relazione a tre viene raccontata in modo “illuministico”, con il trionfo – si direbbe oggi – della coppia aperta. Nella celeberrima opera di Mascagni, invece, il tradimento si rivolve in un duello. Sono queste le due opere che, in dittico, debuttano sabato 18 alle 20.30 al Teatro Massimo di Palermo in una nuova produzione del Teatro.

Per Le Toréador si tratta di una prima nazionale in versione originale; per Cavalleria Rusticana di una produzione basata su un bozzetto di Renato Guttuso. Oggi la presentazione alla stampa, con il sovrintendente Francesco Giambrone; il direttore artistico Oscar Pizzo; il direttore degli allestimenti Renzo Milan; il direttore d’Orchestra Stefano Ranzani; la regista Marina Bianchi; il coreografo Enrico Morelli; l’autore delle scene e dei costumi Francesco Zito; il soprano palermitano Laura Giordano che interpreta Coraline nel Toréador e che torna sul suo teatro dopo numerosi successi internazionali; il soprano Luciana D’Intino, che è Santuzza in Cavalleria Rusticana. Presente anche Pino Toro, presidente Ail Palermo, l’associazione a favore della quale andrà il ricavato della prova antegenerale, in programma stasera, giovedì 16, alle 19. Per Toro un’importante occasione di solidarietà: “Il ricavato – dice – servirà a potenziare la ricerca e l’assistenza ai malati di leucemia e linfomi, con una particolare attenzione al potenziamento del supporto alle famiglie e ai pazienti fuori sede accolti a Casa Ail”.

“Aver accostato due opere apparentemente distanti come Cavalleria e Toréador (opera rappresentata per la prima volta in Italia dopo tantissimi anni) – dice il direttore artistico Oscar Pizzo – non sembra essere un artificio sterile ma al contrario attraverso l’ascolto attento, sia esso commosso o divertito,  appare evidente il personaggio condiviso, ossia l’Orchestra, fondamentale nella trama di entrambe le opere”.

“Il legame principale tra le due opere – spiega la regista Marina Bianchi – è che si parla sempre di un triangolo amoroso, risolto ovviamente in maniera molto diversa. Si tratta della differenza tra la Francia e l’Italia, ma anche tra l’illuminismo e il verismo. Le Toréador riprende una grande tradizione teatrale di prosa, di dialoghi parlati, come avveniva nel Settecento, tradizione che poi si trasmette appunto all’opéra-comique. La protagonista Coraline, cantante d’opera sposata controvoglia con un torero in pensione, riesce a costringere il marito ad accettare l’amante, il flautista dell’Opéra Tracolin, e finiscono per convivere sotto lo stesso tetto in quello che è, secondo il sottotitolo dell’opera, l’accordo perfetto. Storia illuministica perché è il trionfo della soluzione ragionevole, in Cavalleria invece entri nel conflitto completamente e parteggi per i personaggi”.

“Solitamente Cavalleria Rusticana viene accostata a Pagliacci per esigenze sceniche, visto che entrambe le opere sono ambientate all’aperto in una piazza – dice Renzo Milan – questa volta invece passiamo dagli interni in stile liberty di Toréador alla piazza di Cavalleria, cosa che comporta un cambio scena molto impegnativo. Da un interno teatro si passa alla piazza con la facciata della chiesa di una cittadina siciliana”.

Il bozzetto di Guttuso era stato creato nel 1971 per La sagra del signore della nave di Michele Lizzi al Teatro Massimo. Fu ripreso nel 1974 per Cavalleria rusticana al Politeama, e su questo si è basato Francesco Zito per l’attuale scena rusticana. “Per Cavalleria la scena era solo uno schizzo – dice Zito – con una prospettiva completamente inventata. Io ho cercato di immaginare un paesino siciliano come poteva averlo visto Guttuso, ho tradotto nella realtà l’immagine pensata da lui. E quindi la chiesa con le proiezione giuste, l’osteria di mamma Lucia a sinistra con la tenda bianca e verde, il mare sullo sfondo con le canne. La scena di Toréador invece parte da un’idea della regista: visto che la protagonista è una cantante lirica, è stata ambientata in un palcoscenico teatrale, in modo da rendere teatrale questa vicenda un po’ da pochade, e renderla come un gioco di specchi. E il teatro che abbiamo deciso di realizzare è il Massimo di Palermo”.

Basato su un libretto di Thomas Sauvage (1794-1877) e creato a Parigi il 18 maggio 1849 sulla scena dell’Opéra-Comique in rue Favart, Le Toréador ou l’Accord parfait di Adolphe Adam (1803-1856) conobbe un grande successo di pubblico. Adam è noto soprattutto per la musica del balletto Giselle la cui prima rappresentazione nel 1841 all’Opéra di Parigi è una pietra miliare della storia della danza romantica. Ma Adam fu autore anche di un’altra dozzina di balletti e di oltre una quarantina di opere, opéra-comiques e vaudevilles, molti dei quali godettero di grandissimo successo, come Le Chalet e Le Postillon de Longjumeau.

Nonostante il gradimento del pubblico di tutta Europa, Adam si trovò sommerso dai debiti legati al suo tentativo di avviare un Théâtre National. Le Toréador fu rappresentato all’Opéra Comique il 18 maggio 1849, quindi proprio nel momento in cui Adam stava tentando con tutte le sue forze di riprendersi dal fallimento dell’anno prima, eppure nessuna traccia di tensione o di fatica si avverte nella musica. Una commedia “borghese” che ha come personaggi solamente gente di spettacolo: e non è un caso quindi che per comunicare i personaggi utilizzino i brani del loro repertorio, che il pubblico dell’epoca conosceva e coglieva altrettanto velocemente.

Cavalleria rusticana, uno dei melodrammi italiani di maggior successo su scala internazionale, nasce dalla volontà, nel 1888, dell’allora giovane compositore livornese Pietro Mascagni (1863-1945) di partecipare al concorso per un’opera inedita in un atto organizzato dall’editore Sonzogno. Mascagni era allora impegnato a scrivere Guglielmo Ratcliff, ma fu lo stesso Giacomo Puccini, amico e coinquilino di Mascagni durante gli studi al Conservatorio di Milano, a suggerirgli di cambiare soggetto, per sceglierne uno che gli permettesse di “farsi un po’ di nome”. La scelta del dramma di Giovanni Verga, tratto a sua volta dalla novella omonima e trasformato in libretto da Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, risultò vincente, non solo in occasione del concorso, ma nei gusti del pubblico.

Ha rappresentato la prima manifestazione del verismo musicale, uno stile di immediata e ampia diffusione a cavallo tra Ottocento e Novecento. E a Palermo ha avuto una lunghissima fortuna. La storia delle rappresentazioni in città inizia nell’Anfiteatro Mangano nell’anno stesso della creazione dell’opera, il 1890, a poca distanza dal cantiere di costruzione del Teatro Massimo, che sarebbe stato inaugurato sette anni dopo. L’anno successivo sarebbe stata rappresentata al Teatro Politeama 14 volte. La prima rappresentazione al Teatro Massimo ebbe luogo nel 1904. Rispetto alla novella e alla sua versione teatrale, l’opera di Mascagni introduce tra i personaggi il coro dei contadini, accentuando così la costante presenza della comunità siciliana nella vicenda drammatica.