Conti in ordine, un nuovo socio privato, abbonamenti meno costosi. I vertici del Teatro Massimo fanno il bilancio di un anno e rilanciano sul futuro. L’Amap entra nella Fondazione, crescita del 20 per cento dell’occupazione della Sala. Piano di risanamento al traguardo, nel 2016 possibilità di pagare l’abbonamento a rate.
Risanamento, con un bilancio che per il secondo anno chiude in attivo, ma soprattutto rilancio; accessibilità a tutti i pubblici, con una politica dei prezzi che va incontro alle esigenze di tutti e si lascia alle spalle una concezione elitaria del teatro; aumento della produzione; incremento degli spettatori; consolidamento sul piano progettuale e artistico, di una rete internazionale di rapporti. Il Teatro Massimo, a un anno dall’insediamento dei nuovi vertici, fa il bilancio dei risultati raggiunti e illustra le prospettive sul 2016, con un incremento consistente dei titoli e della produzione e la crescita di circa 30 per cento delle aperture di sipario in Sala Grande. Un incremento cui corrispondono innovative politiche di prezzo, con la possibilità di pagare l’abbonamento a rate e con l’abbattimento del costo medio dell’abbonamento di una percentuale che va dal 10 al 19 per cento, a fronte di un maggior numero di spettacoli. Il costo degli abbonamenti alla stagione 2016 andrà da 725 euro del primo turno ai 37,5 del turno S1 riservato agli studenti.
Numeri cui si accompagnano i dati sul risanamento, con l’approvazione del bilancio consuntivo 2014 con un avanzo di amministrazione di centomila euro, l’ingresso di un nuovo socio privato nella compagine della Fondazione (Amap, che entra con 12 mila euro all’anno per 3 anni), rapporti di coproduzione e di progettualità comune con una rete di Teatri nazionali e internazionali. “Abbiamo risanato rilanciando – ha detto il sovrintendente Francesco Giambrone in una conferenza stampa aperta alla città sul palcoscenico del Teatro -; perché non ha senso parlare di risanamento ripiegandosi su se stessi, magari tagliando la produzione, senza porsi in un’ottica di rilancio.
Abbiamo deciso di rispondere alla crisi gestendo responsabilmente i conti, mettendo in sicurezza i bilanci e la Fondazione, e parallelamente incrementando la produzione, mettendo in cantiere spettacoli di qualità e politiche in grado di attrarre nuovi pubblici. “Il Teatro Massimo è oggi un Teatro che risana, rilancia, produce – dice il sindaco e presidente della Fondazione, Leoluca Orlando – a dimostrazione che la buona gestione produce economia anche in tempi di crisi. Il Teatro Massimo oggi, grazie all’impegno e al senso di responsabilità di quanti vi lavorano e al progetto di risanamento e rilancio in corso, è un teatro che ha ripreso il suo posto nella città: quello di una istituzione culturale di eccellenza, aperta, viva, vitale e di riferimento”.
“L’attività di risanamento e rilancio del Teatro Massimo – dice l’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi – è in sintonia con gli obiettivi della riforma dei teatri pubblici della Sicilia che ho fortemente voluto per rilanciare il settore. Ampliare l’offerta artistica, puntando su qualità della produzione ed efficienza gestionale, è la via per risanare e rilanciare istituzioni culturali di vertice come il Teatro Massimo, prestigiose e fondamentali per la Sicilia non solo dal punto di vista culturale, ma anche per consolidare un’offerta turistica integrata destagionalizzata.
Occorre saper risanare e rilanciare innovando per posizionare i teatri siciliani tra le migliori realtà nazionali, consapevoli che la nostra tradizione artistica, letteraria, musicale e teatrale è tra le più ricche del mondo. I nostri Teatri – gravati da anni di inefficienza gestionale di cui oggi paghiamo il conto in termini di posizioni debitorie – devono tornare ad essere motore di sviluppo culturale ma soprattutto economico della nostra terra. Non è certo un caso che abbiamo voluto che fosse il Teatro Massimo, insieme ad altre istituzioni teatrali pubbliche regionali, a rappresentare la Sicilia ad Expo Milano, nelle settimane di protagonismo nel Padiglione Italia, in corso proprio in questi giorni.
I numeri dicono che nel 2013 le aperture di sipario in Sala Grande sono state 115, e nel 2016 saranno 145 (+26 per cento), mentre la produzione totale, compresa l’attività nelle altre sale, è stata di 137 nel 2013 a fronte di 243 del 2016 (+76 per cento). Già i dati dei primi cinque mesi del 2015 parlano di una crescita sensibile del numero degli spettatori (la percentuale di occupazione media della Sala Grande è stata del 73,4 per cento, a fronte del 61,3 del 2013, +20 per cento), mentre continua il boom delle visite guidate: oltre 26 mila e 500 nei primi cinque mesi del 2015 a fronte delle 18.200 nello stesso periodo del 2014, un incremento del 45 per cento. “Un dato che conferma la centralità del Teatro negli itinerari turistici della città – dice Giambrone – e che dà il senso di un luogo amato, vissuto, aperto”. Un dato diventato ormai significativo anche in termini di bilancio: 250 mila euro gli introiti nel 2014, oltre 300 mila la previsione nel 2015. “Con il ricavato delle visite guidate, riusciamo a sostenere i costi di allestimento di una produzione di opera”, sintetizza Giambrone.
Ma è tutto il capitolo delle entrate proprie ad avviarsi verso la crescita nel 2015: oltre alle visite guidate e ai ricavi da affitto delle sale e degli allestimenti, gli introiti derivanti dal Caffè del teatro aperto lo scorso marzo, la gara per i distributori automatici di bevande e snack appena espletata, così come un importante peso avranno i risparmi ottenuti attraverso il ricorso alla Consip per la fornitura di servizi e dell’internalizzazione del botteghino e dei servizi di vigilanza, attuati attraverso il virtuoso utilizzo di personale interno riqualificato attraverso corsi di formazione.
Così, superata la grossa passività del 2012 (oltre 3 milioni) e chiusi in attivo i bilanci 2013 e 2014, si punta ad avere analogo risultato nel 2015: cosa che consentirà di attingere alla quota del Fus messa a disposizione delle fondazioni virtuose che chiudono per tre anni i bilanci con un risultato positivo. E si attende a giorni il via libera del ministero dell’Economia e delle Finanze al piano di risanamento, che darà al Teatro l’opportunità di ottenere un prestito di 8 milioni di euro a tasso agevolato: soldi che consentiranno di abbattere il costo dei mutui contratti nel 2005 con la Banca popolare siciliana, allora Banca di Lodi. Il mutuo, che ammontava a 20 milioni di euro, si è ridotto adesso a 14. Il prestito da 8 milioni di euro lo ridurrà a 6. Il piano di risanamento ha già superato positivamente il primo grado di approvazione, quello del commissario governativo per la gestione del Fondo di risanamento dei teatri in crisi. Superato il via libera del Ministero delle Finanze, l’ultimo step sarà quello del ministero dei Beni culturali.
Un risultato, quello del bilancio, ottenuto grazie a un rigoroso e attento controllo dei costi, soprattutto quelli del personale. Strategici in questo senso gli accordi sindacali che hanno consentito un contenimento significativo dei costi del personale, attraverso l’eliminazione o l’abbassamento di alcune indennità, l’esodo incentivato di 24 unità di Personale, senza ricorrere a licenziamenti. Sulla stessa linea si muove l’accordo integrativo, oggi in via di definizione, che riordina tutto il tema del personale, parametrando le indennità a criteri di produttività e di produzione. In questo modo l’attività del Teatro aumenta, ma contenendo i costi. “Accordi– dice Giambrone – che puntano a incentivare e a valorizzare le attività dei dipendenti, accordi per i quali abbiamo fatto appello alla responsabilità e all’amore di tutti per questa istituzione”.
“Abbiamo portato a termine la prima fase di un intervento che punta a razionalizzare le spese e a rilanciare l’attività del Teatro – aggiunge Giambrone –. Oggi possiamo dire di avere i conti in ordine e sotto controllo. Ma anche di aver già ampiamente avviato la fase del rilancio. Abbiamo strutturato una nuova formazione artistica, che è il Coro Arcobaleno, con i bambini delle comunità migranti, abbiamo nominato un direttore musicale di grande prestigio, come Gabriele Ferro, abbiamo iniziato a valorizzare anche il Corpo di ballo, con la nomina di un coordinatore e con l’istituzione della figura del coreografo residente che per il 2016 sarà Fabrizio Monteverde, uno dei più interessanti protagonisti della coreografia d’autore italiana”.
Centrale il tema del riempimento della Sala: “Bisogna riempire il Teatro. Questa, unitamente al livello artistico e alla qualità, è la priorità assoluta – ha detto il sovrintendente sul palcoscenico del Teatro indicando la Sala – il Massimo non è un luogo di un élite, ma è uno spazio aperto a tutti. La possibilità di pagare a rate l’abbonamento alla stagione 2016, ma anche l’aumento dell’offerta a fronte di un costo minore, vogliono essere molto più che politiche di marketing. Vogliono dare un segnale preciso alle famiglie, ai giovani, a chi in questo momento è in difficoltà ma sente un bisogno di cultura, a tutti. Vogliono ribadire il ruolo sociale del Teatro, specie in un momento di grande difficoltà per il nostro Paese e per la nostra città”. L’abbattimento dei costi dei biglietti si accompagna ad alcuni nuovi servizi per il pubblico, come lo sportello dedicato agli abbonati e la possibilità di comprare l’abbonamento telefonicamente e riceverlo a casa.
Altra parola chiave, innovazione. “Innovazione nel pubblico, nei programmi, nel rapporto con la città, ma anche nei linguaggi della scena. Oggi il Massimo è un Teatro – dice Giambrone – che non ha paura di sperimentare e di mettersi in gioco”.