Perché Bach non ha mai scritto un’opera? Domani HausBachHaus, spettacolo semiserio dedicato al grande compositore. In collaborazione con il Conservatorio Bellini e l’Accademia di Belle Arti per “Nuove musiche”. Musica contemporanea di Passantino e Dall’Ongaro, macchine sceniche di Fabrizio Lupo.
Uno spettacolo semiserio dedicato a Bach, che prevede il celebre Concerto brandeburghese n. 5 adattato per orchestra e per macchina musicale (“la macchina pensante”) e le opere contemporanee di Salvatore Passantino (Haus) e di Michele Dall’Ongaro (Bach Haus). Ne viene fuori HausBachHaus, spettacolo in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio Bellini che andrà in scena domani, sabato 22, al Teatro Massimo in Sala Onu alle 11.30 e alle 20.30 e poi domenica alle 17.30 nell’ambito della rassegna “Nuove musiche”.
Un progetto rivolto ai ragazzi, ma non solo, che cerca di dare una risposta ironica a una domanda che assilla musicologi e appassionati da secoli: perché Bach non ha mai scritto un’opera? La musica e la drammaturgia mescolano citazioni molto evidenti (Don Giovanni, West Side Story, Suor Angelica, Tosca, Wozzek, Madama Butterfly), altre ancora legate a uno stile o genere o convenzione: l’aria con strumento obbligato, qualche tic stilistico alla Bach, la passacaglia, la fuga, il canone doppio, il corale, il folk-song nello stile di Berio, la ballata alla Paolo Conte. Alla grande ricchezza musicale si sommano le “macchine musicali”, veri oggetti sonori virtuosi e irresistibili, dello scenografo Fabrizio Lupo.
“Per scrivere la partitura – dice Dall’Ongaro – mi sono ricordato di esilaranti pomeriggi che, da ragazzi, trascorrevamo tutti insieme. Un nutrito grappolo di studenti incollati a uno o due pianoforti, violini, flauti e percussioni improvvisate a leggere e cantare e mimare a prima vista l’intero repertorio lirico conosciuto. Un po’ di quella atmosfera è rimasta addosso alla partitura di Bach Haus. Il risultato è che noi ci siamo divertiti a farlo, se qualcuno si è scandalizzato pazienza. L’intento era anche quello di comunicare il grande amore, prima di tutto fisico, per la musica”.
Sia Haus che Bach Haus sono ambientate a casa di Bach. Nella prima (libretto di Fabrizio Lupo) la protagonista è la madre/cuoca/imbonitrice di Bach che presenta davanti a una tavola imbandita automatica le prelibatezze della cucina tedesca, e tutto, stoviglie e cibi, diventa strumento musicale.
Più complessa la trama di Bach Haus, il cui libretto è firmato da Vincenzo De Vivo. In casa Bach i figli fanno musica insieme. La madre porta il caffé e decanta le qualità della bevanda. Irrompe l’impresario Nibbio. Ha un grande problema: il celebre compositore Hasse non scriverà più la nuova opera che avrebbe dovuto inaugurare il suo teatro. Nibbio è lì per supplicare il Maestro di salvarlo. Anna Magdalena si commuove e va a chiamare il marito. Provvisoriamente in balia dei figli il povero Nibbio viene sottoposto a strazianti torture sonore improvvisate dai diabolici pargoletti. L’atroce baraonda musicale è interrotta dall’arrivo di Bach padre. Nibbio spiega il problema. Il Kantor di Lipsia rifiuta la proposta, Nibbio insiste, inutilmente. Al fine, quando la situazione sembra senza via d’uscita la Signora Bach e il marito hanno un’idea: perché non rivolgersi al giovane “Giancristiano”, il figlio minore del Maestro? Quello che faceva più chiasso durante il furibondo intermezzo strumentale? Nibbio è scandalizzato: prende cappello, saluta e se ne va, offesissimo. Finalmente è tornata la tranquillità. Il Maestro va al clavicembalo e, tutti insieme, in casa Bach, si ricomincia a fare musica.