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Daniel Oren salirà sul podio del Teatro Massimo per dirigere Pagliacci sabato 15 giugno alle 20.30, nonostante i problemi di salute che durante le prove hanno limitato i suoi movimenti, ma non il suo dirompente entusiasmo e la passione con cui ha trascinato l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo. Una passione che il pubblico palermitano ricambia, dato che dalla Tosca del 2014 Daniel Oren è stato sempre presente nelle stagioni d’opera del Teatro Massimo: ricordiamo Adriana Lecouvreur con Angela Gheorghiu e Martin Muehle nel 2017 e il grande successo de La bohème con Valeria Sepe e Matthew Polenzani. Per la recita del 21 giugno dirigerà Alessandro d’Agostini, che nella scorsa stagione ha diretto al Teatro Massimo L’elisir d’amore.

Pagliacci torna al Teatro Massimo nell’allestimento del 2007 con la regia di Lorenzo Mariani, scene e costumi di Maurizio Balò, la coreografia di Luciano Cannito ripresa da Luigi Neri e le luci curate da Roberto Venturi.

Composta da Ruggero Leoncavallo, che ne scrisse anche il libretto, nel 1892 sull’onda del successo di Cavalleria rusticana che aveva aperto la nuova strada del verismo musicale, Pagliacci è da un lato più verista, perché si presenta come opera ispirata a un tragico fatto di cronaca avvenuto in un paesino calabrese, dall’altro più intellettuale, poiché la presenza del teatro nel teatro crea una situazione metateatrale: il prologo di Cavalleria rusticana, con la serenata fuori scena, è lontanissimo dalla riflessione letteraria che Leoncavallo affida all’interprete di Tonio all’inizio di Pagliacci. L’allestimento di Lorenzo Mariani per il Teatro Massimo, portato in tournée in Finlandia e in Giappone, ambienta la tragedia di Canio e Nedda negli anni Sessanta, in un paese in cui la festa dell’arrivo del circo, segnata da danze che coinvolgono anche gli abitanti del paese, si muta poi repentinamente in tragedia: una tragedia che un decennio fa sembrava appartenere a un’Italia remota e superata e che invece ogni giorno occupa ancora le prime pagine dei quotidiani.

Nel ruolo del protagonista Canio, il pagliaccio geloso che uccide la moglie che vuole lasciarlo per un altro uomo, si alterneranno il tenore brasiliano Martin Muehle, che nel 2017 al Teatro Massimo è stato Maurizio di Sassonia in Adriana Lecouvreur, e Carlo Ventre, che ritorna dopo aver intepretato Turiddu in Cavalleria rusticana. Nel ruolo di Nedda il soprano Valeria Sepe, acclamata Liù nella Turandot che ha inaugurato la stagione del Teatro Massimo dopo essere stata anche Mimì nella Bohème diretta da Oren, e il soprano russo Evgenia Muraveva. Ad interpretare Tonio, colui che scatena la gelosia di Canio, vi sarà il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, che al Teatro Massimo aveva debuttato con grande successo ad ottobre nel ruolo di un altro famoso gobbo, il protagonista di Rigoletto con la regia di John Turturro, mentre tre recite saranno interpretate da Federico Longhi. Nel ruolo di Beppe vi sarà Matteo Mezzaro, in quello di Silvio, l’amante di Nedda, saranno in scena Elia Fabbian e Italo Proferisce, mentre i due contadini saranno affidati a Francesco Polizzi e Paolo Cutolo.

Ultimo impegno alla guida del Coro del Teatro Massimo per il maestro Piero Monti, che da settembre andrà a dirigere il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, da dove verrà invece a Palermo Ciro Visco come nuovo maestro del Coro. In scena anche il Coro di voci bianche diretto da Salvatore Punturo e il Corpo di ballo del Teatro Massimo.

Recite dal 15 al 23 giugno, biglietti da 125 a 15 euro.

La biglietteria è aperta dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 18.00 e nei giorni di spettacolo a partire da un’ora prima e fino a mezz’ora dopo l’inizio.