PRESS RELEASE
 
Season Opening with Aleko by Sergei Vasilyevich Rachmaninoff
and Pagliacci by Ruggero Leoncavallo at the Teatro Massimo in Palermo.
Conductor Francesco Lanzillotta conducts, director Silvia Paoli.

Palermo, November 17 2025. In November, when the International Day for the Elimination of Violence against Women is celebrated, the Teatro Massimo in Palermo opens its 2025-2026 opera season on Friday 21 November 2025 with an unprecedented double bill that brings together Russian and Italian verismo and addresses the tragic topical issue of femicide.

Aleko, performed for the first time in Italy, is Sergei Rachmaninoff’s one-act opera, with libretto by Vladimir Nemirovich-Danchenko, based on Pushkin‘s poem The Gypsies. It is paired for the first time with Pagliacci, the drama in a prologue and two acts, with music and libretto by Ruggero Leoncavallo.

This is a Fondazione Teatro Massimo New Production. Director Silvia Paoli debuts in Palermo creating a dialogue between the two stories, that share the topic of violence against women.
Maestro Francesco Lanzillotta returns to conduct the Teatro Massimo Orchestra with an international cast featuring Azerbaijani baritone Elchin Azizov as Aleko and Tonio, soprano Carólina Lopez Moreno as Zemfira and Nedda, and tenor Brian Jagde as Canio. The performers are committed to giving body and voice to emblematic characters: the Russian exile Aleko seeks freedom but is unwilling to grant it to his partner Zemfira; Canio, betrayed by Nedda, finds himself reliving in reality the betrayal he suffered in fiction and chooses to wash away the shame with blood. Zemfira and Nedda, on the contrary, claim the freedom to determine their own destiny and to love without constraints.

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Nel cast alternativo gli stessi ruoli sono interpretati rispettivamente da Federico LonghiTetiana Miyus e Ivan Magrì. A completare il cast: Pavel Kolgatin (giovane zingaro), Petar Naydenov (vecchio zingaro), Gustavo Castillo (Silvio), Matteo Mezzaro (Beppe), Antonio Barbagallo e Federico Cucinotta (un contadino), Gianmarco Randazzo e Francesco Polizzi (un altro contadino). Il team creativo prevalentemente femminile conta su Eleonora De Leo (Scene), Ilaria Ariemme (costumi), Fiammetta Baldiserri (lighting designer), Marcello Lumaca (lighting designer collaboratore), Daisy Ransom–Phillips (coreografia), Lisa Capaccioli(assistente alla regia), Alice Perez (aiuto costumi), Elena Madia (aiuto scene).

L’apertura di stagione coinvolge tutte le compagini della Fondazione: CoroCoro di voci biancheCorpo di Ballo e Orchestra del Teatro Massimo. Maestro del Coro Salvatore Punturo, Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau.

Composte negli stessi anni, Aleko e Pagliacci (1892), sono due opere di autori, linguaggi musicali ed estetiche diversissime. Ma si somigliano per struttura, caratteri e per i temi da cui traggono ispirazione: l’incapacità dell’uomo di accettare la libertà e l’indipendenza della donna, l’ossessione del possesso e la violenza che trascende nel femminicidio. Il dittico diventa così un unico grande discorso in cui le due opere si rispecchiano come parti di una stessa narrazione che racconta la violenza da prospettive diverse, con dinamiche e personaggi simili: un uomo tradito, una donna che vuole rifarsi una vita, e un epilogo tragico in cui l’uomo, scoperta l’infedeltà della sua compagna, piuttosto che lasciarla andare la uccide. Una violenza che riecheggia tragicamente nella società contemporanea.

“La brutalità di Canio e di Aleko sopravvive ancora nella nostra quotidianità – dice la regista Silvia Paoli – «l’uom riprende i suoi dritti, e ’l cor che sanguina vuol sangue a lavar l’onta» canta Canio nei Pagliacci. Ed è l’eco della vecchia teoria del delitto d’onore, l’idea che la donna sia proprietà dell’uomo, che la sua indipendenza sia un’onta. Il delitto d’onore in Italia è stato abolito solo nel 1981, e poco sembra essere cambiato. I dati e le cronache ce lo ricordano continuamente: le donne uccise, in Italia, nel 2025, sono più di 70 ad oggi. Per questo ho voluto che finzione e realtà si intrecciassero fin dall’inizio. Lo spettacolo si apre con 75 coltellate, un numero che potrà sembrare eccessivo o provocatorio, ma che corrisponde alle coltellate inferte a Giulia Cecchettin dal suo ex-fidanzato. Quest’azione mette lo spettatore davanti ad un fatto, una mostruosità, un eccesso che è però tristemente reale, vero. Non è possibile, oggi, parlare di femminicidio senza far riferimento alla quotidianità. Per questo avrei voluto avere in scena il numero esatto di donne uccise fino al giorno della prima, ma questo non sarà possibile vista la quantità di vittime; ci sarà una rappresentanza: ho chiesto alle lavoratrici del teatro, sarte, truccatrici, attrezziste, di arrivare in scena con un fiore da deporre sul corpo di Zemfira, donne che hanno voglia di ricordare che non possiamo guardare dall’altra parte, che ci dicono quanto questo dramma riguarda tutte e tutti noi”.

“È interessante vedere come, in Aleko e Pagliacci, lo stesso tema sia stato affrontato con linguaggi musicali diversi da due compositori molto diversi e lontani fra loro – aggiunge il direttore d’orchestra Francesco Lanzillotta, tra i direttori più affermati della sua generazione –. Le partiture, pur raccontando mondi ed estetiche diverse, trattano una storia praticamente identica: nel caso di Aleko è una compagnia di zingari, in quella di Pagliacci è una compagnia circense, lei si innamora di un altro ma sta con un uomo che, in entrambe le opere, si trasformerà nel suo assassino. Credo che una delle funzioni principali del Teatro d’Opera sia quella di riacquisire il suo ruolo centrale all’interno della società e per riacquisirlo è necessario che tratti anche temi contemporanei di rilevanza sociale. È importante commissionare ai compositori più opere nuove che trattino temi contemporanei”.

Lo spettacolo prende le mosse dal finale di Aleko e dalla morte della protagonista che, nel limbo del trapasso, rievoca a ritroso le sequenze e le vicende del passato. La scena appare un luogo sospeso, dove gli oggetti nascono dal ricordo: un divano, una vasca da bagno o un armadio. In Pagliacci invece lo spazio è concreto, reale, colorato, il delitto d’onore, ispirato a un fatto di cronaca, è speculare a quello di Aleko. E la storia di Zemfira si ripete con quella di Nedda, stavolta con un pubblico pagante ad assistere alla morte ma, come canta Canio, La commedia è finita!“.

SINOSSI. Il russo Aleko, stabilitosi in un campo di zingari per cercare la libertà, vive con Zemfira. La sua gelosia possessiva si scontra con il codice libero degli zingari, e Zemfira lo abbandona per un altro uomo di un campo gitano vicino. Aleko, sentendosi tradito e fallito, li sorprende insieme all’alba e, accecato dalla rabbia, li uccide entrambi. Per questo gesto di violenza e possessività, estraneo alla loro cultura, gli zingari abbandonano Aleko, lasciandolo solo con la sua disperazione. Pagliacci racconta di una compagnia di attori girovaghi. Il capocomico Canio, follemente geloso, sospetta che sua moglie Nedda abbia un amante. Durante la rappresentazione teatrale, la finzione si confonde con la realtà e Canio, accecato dalla rabbia, uccide Nedda e il suo amante nella vita reale.

Il debutto dell’opera è preceduto, martedì 18 novembre alle 18:30, in Sala ONU da una conferenza di introduzione all’ascolto a cura dell’Associazione Amici del Teatro Massimo, che hanno invitato a parlare di Aleko Anna Giust, docente di Lingua e letteratura russa nell’Università di Verona, che porta avanti in ambito musicale ricerche sul repertorio operistico russo.

Repliche: 22, 23, 25, 26, 27 novembre; 
Infohttps://www.teatromassimo.it/event/aleko-pagliacci/


COMUNICATO STAMPA al link
FOTOGRAFIE al link

Giovannella Brancato
Responsabile Ufficio Stampa
Fondazione Teatro Massimo
stampa@teatromassimo.it