This content is available in Italian only.
Doppio appuntamento sabato 4 con la leggenda vivente Thomas Quasthoff. Alle 20.30 voce recitante in Sogno di una notte di Mendelssohn, alle 22.30 cantante jazz. Così il Teatro Massimo inaugura la sua stagione sinfonica.
Per trent’anni celebre baritono acclamato in tutti i teatri del mondo; dal 2012 in poi, dopo il ritiro dai palcoscenici della lirica, attore e cantante jazz. Thomas Quasthoff è una leggenda vivente. E sarà lui, 58 anni, tedesco, il protagonista del doppio concerto che inaugura sabato 4 febbraio la stagione sinfonica del Teatro Massimo di Palermo. Alle 20.30 sarà la voce recitante nel Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn, con l’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Gabriele Ferro, il soprano lituano Lauryna Bendžiūnaitė, il mezzosoprano Katrin Wundsam, il Coro del Teatro diretto da Pietro Monti.
Due ore dopo, alle 22.30, indosserà i panni da cantante jazz e interpreterà le sue canzoni preferite, accompagnato da Frank Chastenier, virtuoso che a soli vent’anni ha partecipato alle finali della leggendaria “Thelonious Monk Competition” a Washington e che a ventiquattro anni è diventato pianista della WDR Big Band di Colonia con cui ha inciso oltre 25 album impressionando diversi giganti del jazz, tra i quali Ray Brown, Peter Erskine, Jeff Hamilton, Bill Holman, Bob Brookmeyer, Vince Mendoza, John Clayton, George Gruntz, Lalo Schifrin, Jim McNeely, Michel Legrand, Paquito D’Rivera, Toots Thielemans, Patrick Williams e molti altri.
Dopo la trionfale apertura della stagione lirica, con il Macbeth di Verdi con la regia di Emma Dante e la direzione di Gabriele Ferro, un’altra importante inaugurazione per il Teatro Massimo di Palermo, che quest’anno celebra 120 anni dalla sua fondazione e venti dalla sua riapertura.
Abbandonato il canto lirico nel 2012, Quasthoff ha continuato comunque a insegnare alla Hochschule für Musik Hanns Eisler di Berlino e ha tenuto varie master classes. È stato ospite delle principali orchestre, tra le quali Berliner e Wiener Philharmoniker, con direttori quali Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Christoph Eschenbach, James Levine, Bernard Haitink, Mariss Jansons, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Seiji Ozawa, Sir Simon Rattle, Helmuth Rilling, Christian Thielemann e Franz Welser-Möst.
Il concerto comincia, quindi, con le musiche di scena composte da Mendelssohn per il Sogno di una notte di mezza estate: quattro magici accordi che appaiono dal nulla dolcemente e che in conclusione salutano un’ultima volta l’ascoltatore, in una nebbia soffusa di malinconia. Partendo dall’Ouverture giovanile, composta a soli 17 anni, Mendelssohn, ormai all’apice della sua fama, realizza le musiche di scena per la commedia su richiesta del re di Prussia. Il 14 ottobre 1843 la commedia andò in scena alla corte di Potsdam per il sovrano, qualche giorno dopo venne presentata anche al pubblico di Berlino. Da quel momento le pagine di Mendelssohn per il Sogno di una notte di mezza estate iniziano un percorso che spesso si stacca completamente dalla commedia di Shakespeare e le vede eseguite in concerto senza alcun intervento recitato. Una consuetudine iniziata, a quanto pare, dallo stesso Mendelssohn nel 1844 in un concerto londinese, dove presentò lo Scherzo, il Lied, il Notturno, la Marcia nuziale e il Finale, ma stranamente non l’Ouverture op. 21. In questo concerto si è scelto invece di recuperare almeno in parte il testo della commedia, soprattutto quei passi che sono più legati alla musica.
Concluso il concerto classico, comincerà la Jazz Night Concert, il cui sottotitolo è “My favourite things”. Come da prassi per i suoi concerti jazz, Thomas Quasthoff annuncerà e introdurrà i propri brani durante il concerto stesso, scegliendoli anche sul momento, in base all’interazione col pubblico. Il suo repertorio è composto da canzoni che hanno un significato per l’artista, perché il jazz è stato sempre più che solo un passatempo per lui, e nel suo cuore la Winterreise di Schubert ha un posto accanto al Great American Songbook. “Non sono la nuova scoperta soul e certamente non quello che rivoluzionerà il canto jazz in Germania – ha detto -. A volte si fa qualcosa semplicemente perché piace o perché dà piacere agli altri. Faccio questi concerti perché amo profondamente queste canzoni che per me sono molto importanti, e perché mi diverto con i musicisti che suonano insieme a me”.